Corea del Nord, Eritrea e Mauritania sono i Paesi più colpiti dalla schiavitù moderna, secondo il Global Slavery Index (Indice della schiavitù globale) pubblicato oggi, che ha anche rilevato il peggioramento di questa situazione nel mondo. E il Portogallo?
Secondo i dati dell’INE (Istituto nazionale di statistica), per il 2021 la popolazione residente in Portogallo è stata stimata in 10.421.117 persone, il che significa che nel Paese ci saranno 39,6 mila persone in condizione di schiavitù moderna.
Tra i fattori che spiegano questo peggioramento vi sono “conflitti armati crescenti e più complessi” e l’impatto della pandemia da Covid-19. Il rapporto, redatto dall’associazione Walk Free, definisce la schiavitù moderna come “lavoro forzato, matrimonio forzato, servitù per debiti, sfruttamento sessuale” o anche “vendita e sfruttamento di bambini”.
Il rapporto stima che nel 2021, 50 milioni di persone erano “in schiavitù moderna”, 10 milioni in più rispetto al 2016. Questa cifra comprende 28 milioni di persone che lavorano forzatamente e 22 milioni di persone sposate forzatamente. La Corea del Nord ha il tasso più alto, con 104,6 persone in schiavitù moderna ogni 1.000 abitanti. Seguono l’Eritrea (90,3) e la Mauritania (32) che è stato l’ultimo Paese, nel 1981, a rendere illegale la schiavitù ereditaria.
Paesi colpiti dalla schiavitù moderna
Molti dei Paesi più colpiti si trovano in regioni considerate volatili, che vivono conflitti o instabilità politica, con ampie popolazioni vulnerabili come i rifugiati o i lavoratori migranti. Tra i primi 10 Paesi più colpiti ci sono anche l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, dove la “kafala”, un sistema di tutela dei dipendenti, limita i diritti dei lavoratori migranti. In queste posizioni di rilievo si trovano anche la Turchia, “che ospita milioni di rifugiati siriani”, il Tagikistan, la Russia e l’Afghanistan.
“La schiavitù moderna permea ogni aspetto della nostra società. È presente nei nostri vestiti, nei nostri apparecchi elettronici e insaporisce il nostro cibo. Fondamentalmente, la schiavitù moderna è una manifestazione di estrema disuguaglianza. È uno specchio puntato sul potere, che riflette chi in una determinata società ha questo potere e chi no”
Grace Forrest – Direttore dell’associazione Walk Free
Sebbene il lavoro forzato sia più comune nei Paesi poveri, ha profondi legami con le esigenze dei Paesi più ricchi, sottolinea il rapporto, osservando che due terzi dei casi di lavoro forzato sono legati alle catene di approvvigionamento internazionale dei prodotti. I prodotti elettronici restano i più a rischio, seguiti da abbigliamento, olio di palma e pannelli solari.