Circa 540 animali selvatici – daini, cervi e cinghiali – sono stati uccisi in un bosco da un gruppo di 16 cacciatori la scorsa settimana presso la Quinta da Torre Bela, ad Azambuja. È successo nei giorni 16 e 17 dicembre in uno dei più grandi fondi privati boschivi d’Europa, la cui proprietà è avvolta dalla segretezza. Vi sono molti sospetti dietro ai fatti accaduti, ciò che si sa è che gli animali selvatici vivevano all’interno un area recintata di 1000 ettari, questo avrebbe reso impossibile la fuga e che sono stati uccisi da un gruppo di soli 16 cacciatori durante un evento ludico organizzato a tale scopo. Il fatto ha destato sdegno in tutto il Portogallo ed ora si chiede a gran voce che si faccia chiarezza sull’episodio.
“Quello che è successo durante il fine settimana non può essere chiamato caccia”.
Questa la dichiarazione di Jacinto Amaro, della Federazione Portoghese di caccia durante un intervento radio Observer. “È stato un processo di astuzia da saloon, in cui il titolare del fondo voleva eliminare gli animali dalla proprietà, guadagnando nel frattempo molti soldi.”
“È una situazione di macellazione indiscriminata, irragionevole. Noi come amministrazione non siamo d’accordo con quanto è accaduto”. Questa la dichiarazione del vice-sindaco di Azambuja Silvinio Lúcio. Che aggiunge “i 540 animali sono stati uccisi, non potevano scappare, perché intrappolati dalle recinzioni della proprietà”. Il partito politico P.A.N. ha avviato un’interrogazione al governo. Ha dichiarato che l’area della Quinta da Tore da Bela, situata nel concelho di Azambuja, è una zona di forte sensibilità ambientale. L’azienda ha in corso un processo per ricevere l’autorizzazione per l’installazione di un parco fotovoltaico. È inspiegabile come abbiano ottenuto la licenza per la caccia. Le stesse associazioni dei cacciatori portoghesi ripudiano l’accaduto.
Il parco fotovoltaico può essere la chiave per spiegare quanto è accaduto. Secondo José Luís Bernardino, presidente della Confederazione Nazionale dei Cacciatori Portoghesi (CNCP).
“Questa non è caccia, è puro massacro”. la reazione di sdegno è unanime
È irragionevole che qualcuno possa macellare in media una trentina di animali per il piacere della caccia. Non è escluso che fosse necessario per far fronte ad una sovrappopolazione di selvaggina (caprioli, cervi o cinghiali), cresciuta all’interno della fattoria. Che a causa della pandemia, potrebbe aver raggiunto un numero insostenibile”. In questi casi si richiedono le autorizzazioni prima dell’inizio della battuta di caccia. “Ma potrebbe esserci anche un piano per ripulire quel terreno.” ha continuato Bernardino. Alludendo al progetto di energia rinnovabile che è allo studio per quella proprietà.
Le cose non si fanno con queste modalità. Infatti sono partite le indagini da parte dell’ICNF (Istituto Tutela Natura e Fauna portoghese) assieme alla sezione dedicata della GNR. Già da subito hanno deciso di sospendere la licenza di caccia al concessionario Zona de Caça Turística de Torrebela. Da quanto si legge in un comunicato ufficiale dell’ICNF: “sono state raccolte prove evidenti di crimini contro la conservazione della fauna durante la battuta di caccia tenutasi il 17 e 18 dicembre, a cui hanno partecipato 16 cacciatori […] l’abbattimento degli animali in un’area recintata e le mancate indicazioni che il concessionario dell’area di caccia (tra le altre non conformità) […] avrebbe omesso di gestire l’evento con il fine di rispettare la sostenibilità della fauna”. Sia l’organizzatore dell’evento (una società spagnola) che l’azienda portoghese che gestisce il fondo boschivo si sono rifiutate di rilasciare dichiarazioni.