Lettera del Presidente della Repubblica al popolo portoghese.
Portoghesi,
il giorno 6 novembre del 2020, ho decretato il secondo e più lungo stato di emergenza, e desidererei che oggi, fosse il giorno dell’ultimo rinnovo, quello valido fino alle 23h59m del prossimo 30 aprile.
Durante questo secondo stato di emergenza, il momento più difficile è stato quello del confinamento generale, a partire dal 15 gennaio.
Più di cinque mesi di stato di emergenza e quasi tre mesi di confinamento generale.
Senza dubbio meno restrittivo rispetto a quello di un anno fa.
Ma più intenso, anche perché i numeri raggiunti ci hanno messo nella peggiore situazione in Europa e, poi, nel mondo.
Adesso che gli alleggerimenti delle restrizioni faranno il loro corso, in modo graduale e sensato, è importante ricordare ciò che è ovvio.
Primo.
Quando chiamati all’eroismo delle grandi sfide della vita e della salute, come in questo caso, i Portoghesi rispondono sempre con coraggio e solidarietà.
Secondo. Quando l’economia e la società soffrono, come hanno sofferto e continuano a soffrire, i Portoghesi sono in grado di percorrere strade molto difficili, con forza di sopravvivenza, di adattamento e cambiando il modo di vivere.
Terzo. Quando per qualcuno i problemi con le forniture e le approvazioni dei vaccini, rappresentano ostacoli insormontabili, la verità è che i più vulnerabili tra i più fragili, sono già stati protetti e questo lo dimostra la riduzione e, successivamente, la stabilizzazione dei ricoveri, delle terapie intensive, dei decessi, a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane, nonostante l’aumento dell'”Rt” e dei numeri di contagi scaturiti dalla libertà di circolazione.
Quarto. Quando gli allentamenti delle misure danno una sensazione di immutabile sollievo, il percorso che segue sarà ancora molto lungo.
Priorità,
sarà impegnarsi, con la pandemia, soprattutto nelle zone più critiche, con l’attenzione necessaria su tutto il territorio, per evitare l’aumento dei numeri chiave, che sono, in fondo, quelli che danno pressione alle strutture sanitarie, numeri che ora si sono stabilizzati.
Sui numeri dell’economia, poi, sappiamo che da una parte abbiamo l’industria, l’agricoltura, alcuni esercizi commerciali e servizi, che non si sono fermati, dall’altra lo Stato che ha supportato il lavoro e il sostentamento di molti Portoghesi.
Più difficile dei numeri dell’economia è la salute delle persone.
Sullo stato d’animo delle persone, è fondamentale aver la consapevolezza del peso di quello che c’è stato, che continuerà ad esserci nella testa e nelle relazioni con gli altri.
La drammatica solitudine degli anziani, ai quali va una parola speciale, a quelli assistiti e non assistiti, che adesso, una volta vaccinati possono ricevere visite e uscire. I segni rimarranno per sempre per tutti, sia nella vita familiare che professionale, con crisi, sconvolgimenti e frustrazioni irreversibili, dagli effetti duraturi. Disorientamenti in migliaia di studenti, che avranno bisogno di tempo per metabolizzare i colpi accusati. Ma anche l’aggravarsi delle povertà, delle disuguaglianze, delle ingiustizie.
Se l’economia impiegherà tempo per compiere i passi della ripresa, la società ne impiegherà molto di più.
Se il 2020 è stato l’anno della lotta per la vita e per la salute, il 2021 segnerà l’inizio della rinascita sociale, sostenuta ed equa. Non basta che le persone siano il centro della giustizia, del diritto, della finanza, dell’economia e della politica. Dovranno sentire di esserlo veramente.
Portoghesi,
oggi, soprattutto, voglio chiedervi ancora di più uno sforzo per non dover tornare indietro. Affinché lo stato di emergenza giunga alla fine, affinché il piano delle riaperture prosegua, sempre in sicurezza e rispettandone il calendario, con restrizioni locali se necessarie, al fine di garantire un’estate e un autunno differenti.
Stiamo entrando in quello che vorremmo fosse l’inizio della fine del periodo più difficile della nostra vita, che ha fatto, dai tempi dell’influenza spagnola, in termini di salute pubblica, più morti della Grande Guerra o delle lotte africane negli anni sessanta.
Un’occasione per ricordare chi ci ha lasciato e chi ha ancora bisogno di cure. Prevenire che molti altri soffrano. Ricostruire le nostre vite.
È tempo di pensare di più al futuro.
Con l’orgoglio, legittimo, di essere stati e di essere, un popolo all’altezza di quelle che sono state le grandi sfide della nostra Storia di quasi nove secoli.
Di essere stati e di continuare ad essere, all’altezza del Portogallo.