Nella Giornata in Memoria delle vittime del Covid, il tempo sembra aver volato, ma per molti, anche in Portogallo, i ricordi di quel 2020 restano indelebili. Era il 18 marzo, esattamente cinque anni fa, quando il Presidente della Repubblica portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa, prese una decisione profondamente storica, dichiarando lo stato di emergenza. Fu una scelta descritta come “eccezionale in tempi eccezionali“, che segnò l’inizio di un capitolo fatto di incertezze, paura e sacrifici per milioni di cittadini. Quel 18 marzo rappresentò l’inizio di una crisi sociale che, lentamente, sarebbe diventata una tragedia globale.
Con strade desolate, attività chiuse e famiglie confinate nelle loro case, il Portogallo affrontò una realtà che fino a poco tempo prima sembrava inconcepibile. Verso la fine di quel mese, i casi confermati di Covid-19 superarono i settemila, con 160 morti registrate in un periodo così breve. Numeri che, purtroppo, aumentarono progressivamente, trasformando la pandemia in una costante dolorosa per tutto il mondo.

18 Marzo 2020: Quando il Portogallo Si Fermò
Non si può dimenticare il senso di smarrimento collettivo che caratterizzò quei giorni. La dichiarazione di uno stato di emergenza per tutta la nazione portoghese impose drastiche misure di contenimento mai viste prima. Le città che un tempo brillavano per la loro energia e vitalità rimasero in silenzio, con le strade sorprendentemente deserte e il sole che illuminava un paese immobile.
Il primo impatto della pandemia fu devastante non solo in termini sanitari, ma anche sociali ed economici. Nel mentre la popolazione portoghese si adattava, in parte con resilienza e in parte con timore, a una nuova quotidianità fatta di distanziamento sociale e quarantene. Le incertezze sul futuro erano alimentate da un virus ancora sconosciuto e, soprattutto, da una battaglia che si prevedeva lunga.
La primavera avanzava, la gravità della situazione si rivelò con crudeltà. Ogni giorno portava con sé aggiornamenti sempre più sconfortanti. Il sistema sanitario portoghese, come accadde in molti altri paesi, fu messo a dura prova, con medici e infermieri impegnati in prima linea a combattere un nemico invisibile e implacabile. Anche in Portogallo la popolazione si affacciò ai balconi per un applauso simbolico agli operatori sanitari in lotta contro la pandemia.
La Pandemia e le Ricadute sulla Comunità

Decine di attività aperte da nostri connazionali, su suolo portoghese, chiusero da subito e per sempre le loro porte. Trasformando il sogno di un cambio vita in un sentimento di sconforto e delusione. Molti pensionati italiani che si erano appena trasferiti in Portogallo, in poco tempo si ritrovarono isolati in terra straniera. Con voli cancellati e frontiere chiuse. Molti giovani lavoratori delle multinazionali portoghesi, conobbero ben presto il “teletrabalho“. Quello che in Italia sarà chiamato “smart working”.
In quel periodo nacque Leggo Algarve dall’idea di sei italiani (quattro giornalisti e due tecnici) residenti in Portogallo. Si sentì la necessità di raccontare in lingua italiana quanto stava accadendo nel paese. Da un lato, per chi viveva in Portogallo senza ancora avere familiarità con la lingua locale. Dall’altro, per chi in Italia aveva parenti o amici in Portogallo e desiderava ricevere notizie chiare e imparziali sulla pandemia in terra lusitana.
La solidarietà e il senso di comunità che emersero in quei mesi furono uno spiraglio di luce in un periodo buio, ma non poterono cancellare il peso della tragedia.
Il Doloroso Crescendo della Pandemia
Da quel 18 marzo del 2020, nei successivi due anni furono 15 i rinnovi degli stati di emergenza. Il Portogallo ha registrato diversi picchi di decessi per Covid-19 durante la pandemia, ma il più grave si è verificato tra gennaio e febbraio 2021. Negli ospedali portoghesi in quei due mesi, nelle terapie intensive, vi erano in media ricoverate 900 persone. Ancora oggi non si conoscono i numeri esatti dei morti con Covid-19 in Portogallo, che variano, in base alla fonte, tra i 28.126 e i 29.054.

Gli anni successivi videro il Portogallo affrontare diverse ondate del virus, con momenti di speranza portati dalla distribuzione dei vaccini e momenti di sconforto per il continuo riaffiorare di nuove varianti. Solo nel maggio 2023, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò ufficialmente la fine della pandemia, si iniziò a tirare un sospiro di sollievo a livello internazionale.
Giornata Nazionale della Memoria delle Vittime Covid in Portogallo
Guardando indietro, questa Giornata della Memoria delle vittime di Covid, anche in Portogallo, non è solo un’occasione per ricordare i sacrifici e le perdite, ma anche un momento per valutare le lezioni apprese. La solidarietà, il rispetto per la scienza e la capacità di reagire a situazioni eccezionali restano i pilastri su cui costruire un futuro più resiliente.
Intanto, il dibattito sull’origine della pandemia continua. Una commissione USA a guida repubblicana sostiene che il virus sia emerso da un laboratorio di Wuhan, tesi smentita dai democratici e dalla ricerca. La virologa Shi Zhengli ha mostrato che nessun coronavirus studiato nel suo istituto è strettamente legato a Sars-CoV-2. Un altro studio indica che alcuni animali del mercato di Huanan a Wuhan erano infetti, suggerendo un possibile salto di specie.
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