«In cerca di lavoro, in cerca di una migliore qualità della vita, per approfittare degli sgravi fiscali…» E così, nel corso dell’ultimo decennio, quasi un milione di italiani si sono “cancellati” dalle anagrafi comunali per espatrio all’estero. Un ritmo crescente nel tempo che ha visto superare le 100mila unità all’anno già a partire dal 2015. Nel primo anno di pandemia le emigrazioni dall’Italia verso paesi esteri sono state poco meno di 121mila.
La pandemia non ferma la emigrazione degli italiani all’estero
Nel 2020 il volume delle cancellazioni anagrafiche per espatri dei cittadini italiani è di 120.950 unità. Quasi invariato rispetto all’anno precedente (-0,9%). Si pensa che l’impatto della pandemia sui flussi in uscita dal paese, sia per le restrizioni alla mobilità internazionale, attuate per contrastare la diffusione del virus; quanto al clima di incertezza e difficoltà, può aver impattato negativamente sui progetti migratori. Nei primi due mesi del 2020, le cancellazioni anagrafiche di italiani verso l’estero erano in linea con le tendenze degli anni precedenti: ossia un incremento del 26,3% rispetto allo stesso bimestre del 2019. Poi durante la prima ondata (marzo-maggio 2020) i flussi di emigrazione per qualunque destinazione diminuiscono drasticamente. Nella fase di transizione (giugno-settembre 2020) i movimenti expat riprendono lievemente, soprattutto verso paesi dell’Unione Europea.
Dal Nord del Paese oltre la metà delle emigrazioni di italiani verso l’estero
Il flusso più consistente di cancellazioni anagrafiche per trasferimento della residenza all’estero di cittadini italiani si è registrato nel Nord-ovest (36mila, +10% rispetto al 2019). Seguito dal Nord-est (27mila, +2%); in aumento anche le emigrazioni in partenza dal Centro (20mila, +4%). Mentre diminuiscono sensibilmente i flussi dal Mezzogiorno (39mila, -13% rispetto al 2019).
Nel 2020, rispetto al 2019, la tendenza a espatriare dei cittadini italiani residenti è stabile ed è pari a 2,2‰. I tassi di migrazione sono sopra la media nazionale al Nord (2,6 espatri su 1.000 residenti italiani); e sotto la media al Centro e nel Mezzogiorno del Paese (2‰).
La distribuzione degli espatri per regione di provenienza è eterogenea. Si fanno le valige di più in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Molise. In queste zone sono più di tre italiani ogni 1.000 residenti. Seguono Marche, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna con tassi di circa il 2,5‰. Invece si emigra di meno, verso l’estero, in Puglia e Lazio; qua i valori sono pari a circa l’1,5‰.
A livello provinciale, i tassi più elevati di emigrazione degli italiani si registrano a Bolzano (4‰), Mantova, Vicenza e Macerata (tutte 3,6‰), Imperia, Isernia e Treviso (tutte 3,2‰); quelli più bassi si registrano nelle province di Foggia e Barletta-Andria-Trani (1,2‰).
Fonte: Istat