L’Inno nazionale della Repubblica Italiana è il Canto degli Italiani, conosciuto anche come Fratelli d’Italia o l’Inno di Mameli. Scritto da Goffredo Mameli e musicato dal maestro Michele Novaro fu adottato in via provvisoria dal Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946, ma è diventato ufficialmente l’inno nazionale solo nel 2017, dopo 71 anni di provvisorietà.
Nato in un clima di fervore patriottico che preludeva alla guerra contro l’Austria, l’inno presenta numerosi riferimenti storici del passato. Segue il testo completo del poema originale scritto da Goffredo Mameli, tuttavia l’Inno italiano, così come eseguito in ogni occasione ufficiale, è composto dalla prima strofa e dal coro, ripetuti due volte, e termina con un “SI” deciso.
Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta,
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano (253-183 a. C.), fu il generale e uomo politico romano vincitore dei Cartaginesi e di Annibale nel 202 a. C. a Zama (attuale Algeria); la battaglia decretò la fine della seconda guerra punica, con la schiacciante vittoria dei Romani. L’Italia, ormai pronta alla guerra d’indipendenza dall’Austria, si cinge figurativamente la testa dell’elmo di Scipione come richiamo metaforico alle gesta eroiche e valorose degli antichi Romani.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Si riferisce all’uso antico di tagliare i capelli alle schiave per distinguerle dalle donne libere; queste ultime, per sottolineare il loro stato, erano solite tenere i capelli lunghi. La dea Vittoria rappresentata come una donna dai lunghi capelli, dovrebbe quindi porgere la chioma perché le venga tagliata in segno di sottomissione a Roma.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
La coorte era un’unità da combattimento dell’esercito romano, dunque “Stringiamci a coorte” vuole essere un’esortazione a presentarsi senza indugio alle armi disposti a morire.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Si tratta di un richiamo al desiderio di raccogliersi sotto un’unica bandiera: speranza (speme) di unità e di ideali condivisi per un’Italia, quella del 1848, ancora divisa in sette Stati.
Uniamoci, amiamoci,
l’Unione, e l’amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Mameli era un mazziniano convinto e in questa strofa interpreta il disegno politico del fondatore della “Giovine Italia”: quello di arrivare, attraverso l’unione di tutti gli Stati italiani, alla realizzazione della repubblica.
Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
La battaglia di Legnano, del 1176, è quella in cui la Lega Lombarda, al comando di Alberto da Giussano, sconfisse Federico I di Svevia, il Barbarossa. A seguito della sconfitta l’imperatore, sceso in Italia per affermare la sua autorità, fu costretto a scendere a patti con le città lombarde.
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
Si fa riferimento all’eroica difesa della Repubblica di Firenze che tra il 12 ottobre del 1529 e il 12 agosto del 1530 venne assediata dall’esercito imperiale di Carlo V d’Asburgo.
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il richiamo a tutte le genti d’Italia è al valore e al coraggio del leggendario Balilla, soprannome del fanciullo, simbolo della rivolta popolare di Genova contro la coalizione austro-piemontese.
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
“Il suon d’ogni squilla” significa “il suono di ogni campana”. L’evento cui fa riferimento Mameli è quello dei “Vespri Siciliani”: nome dato al moto per cui la Sicilia insorse dopo 16 anni di dominio angioino (francese) e si diede agli aragonesi (spagnoli).
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
L’Austria degli Asburgo (di cui l’aquila bicipite era il simbolo imperiale) era in declino (le spade vendute sono le truppe mercenarie di cui erano piene le file dell’esercito imperiale) e Mameli chiama un’ultima volta a raccolta le genti italiche per dare il colpo di grazia alla dominazione austriaca con un parallelismo con la Polonia. – Tratto da FOCUS
Ho letto con molta attenzione. Io sono un ragazzo originario della Romania.
A parte che mi piace leggere ma la curiosità e grande e poi io sono uno che piace sapere le cose. Tutte le strofe vengono spiegate con le date e fatti.
Molto bello.
Lo farò leggere più volte anche a miei figli.
Più sopra dicevo che vengo dalla Romania però ormai sono ben 17 anni che vivo in Italia e e posso dire che mi sono italianizzato.
💚🤍❤AMO QUESTO PAESE💚🤍❤