Letteralmente «Al di là del Tago», la regione dell’Alentejo corrisponde ad un terzo del Portogallo. È la regione a nord dell’Algarve e a est di Lisbona. È la terra dei vini portoghesi. Quest’anno l’Alentejo è nella lista dei posti da visitare nel 2022, secondo il New York Times. Piazzandosi nella la top ten, al 7° posto. Una lista, compilata dai redattori e dai collaboratori del prestigioso quotidiano statunitense, che raccoglie le destinazioni che raccontano di un mondo che cambia. In totale sono 52 una per ogni settimana dell’anno. 52 Places for a Changed World. Ad onor di patria, anche l’Italia è in classifica con: Chioggia, Courmayeur e Napoli. E non possiamo che esserne doppiamente fieri.
La scelta del New York Times
In copertina una bucolica immagine di un vigneto con delle pecore che trotterellano verso il lettore. “La vinificazione sostenibile non è solo di tendenza, è sopravvivenza per una regione in cui l’acqua scarseggia”. Esordisce così, infatti, il testo, a firma di Anne Lise Sorensen che motiva la scelta dell’Alentejo. Una regione che possiede la maggior parte degli elementi per produrre il vino. Tanto sole, un buon terreno, vitigni autoctoni ed un’eredità vinicola secolare. Cosa manca? Manca la pioggia. Il riscaldamento globale minaccia sempre più questa regione arida, famosa per i vini rossi caldi e corposi. Quindi nel 2015 la comunità ha creato il “Programma di sostenibilità dei vini dell’Alentejo”.
HERDADE DE COELHEIROS alla scoperta delle migliori aziende vinicole alentejane
Questa azienda vinicola, secondo il NYT, rappresenta al meglio gli sforzi della comunità alentejana per ridurre l’impatto ambientale. Include una tenuta verdeggiante con un frutteto di noci, una foresta di sughero ed un gregge di pecore; una soluzione biologica per il controllo delle erbe infestanti. Per chi si trova in Alentejo, è un must da visitare. Gli enoturisti sono i benvenuti, prenotando una visita attraverso il loro sito internet. La loro filosofia si basa sul massimo rispetto per la natura. Affinché si favorisca l’armonia tra le diverse culture agricole, in connubio con la ricchezza della flora e della fauna autoctona. Il viaggiatore sarà ammaliato dalla vista di un territorio d’altri tempi. E dalla filosofia di una famiglia che gestisce la propria azienda preservando il patrimonio naturale della tenuta e garantendone la sostenibilità.
L’Alentejo green
Il NYT fa riferimento al “Programa de Sustentabilidade dos Vinhos do Alentejo” che da priorità alla conservazione dell’acqua; con incentivi allo sviluppo di coperture per la ritenzione idrica. Nonché con la creazione di stagni per raccogliere l’acqua piovana. Il programma aiuta le aziende vinicole a ridurre il consumo medio di acqua del 20%. Ci sono aziende che usavano 14 litri d’acqua per produrre 1 litro di vino, oggi hanno ridotto il loro fabbisogno a 6 litri d’acqua.
Il paradiso degli enoturisti
In Alentejo ci sono davvero tante aziende vinicole da visitare, ve ne sono per tutti i gusti. Ma anche caseifici ed oleifici. I vini di questa regione hanno un carattere forte e vigoroso e sono fra i migliori del Portogallo. Nella parte settentrionale, i paesi di Alter do Chão, Marvão, Portalegre, Crato e Castelo de Vide, sono luoghi che vantano grandi tradizioni e una lunga storia. Un litorale frastagliato che non ha niente da invidiare ai più famosi lidi dell’Algarve; con alle spalle interminabili distese attraversate da strade del vino e candidi paesini, scrigni della più autentica tradizione gastronomica portoghese. Ci si imbatte spesso in vivaci festival durante tutto il corso dell’anno. In tutto l’Alentejo sono disseminate circa una settantina di cantine, alcune tradizionali, altre moderne e sofisticate. L’Alentejo è davvero un viaggio lento nel Portogallo.